INCENERITORE DI SANTA PALOMBA, INDAGINI REPORT SCONCERTANTI

Indagini Report sconcertanti, Gualtieri annulli subito in autotutela le procedure di realizzazione dell’Inceneritore di Santa Palomba.

L’indagine giornalistica di Report, andata in onda questa settimana, evidenzia come tutto l’iter di realizzazione dell’inceneritore di Gualtieri a Santa Palomba sia contornato da un alone di dubbia legalità e incertezza.

Terreni che improvvisamente aumentano di prezzo, che cambiano vincoli e destinazione d’uso, fasce di rispetto ignorate, canali naturali che appaiono e scompaiono dalle carte in base alla convenienza, che cambiano addirittura abusivamente corso per poi diventare opere idrauliche in altre carte.

Proprio sul Fosso della Cancelliera, che attraversa i terreni acquistati da Ama per 7,5 milioni di euro, è l’ufficio edilizia del IX Municipio ad interviene in agosto 2024 intimando il ripristino dello stato dei luoghi, ma inspiegabilmente il commissario straordinario Gualtieri impugna il provvedimento Municipale sospendendo la procedura fino ad ottobre 2026, cioè dopo l’inizio dei previsti lavori di realizzazione dell’inceneritore.

Relazioni tecniche leggere, società in liquidazione, gente irreperibile o che fugge dai microfoni come se dovesse nascondere qualcosa, vincoli urbanistici e naturali che si nebulizzano con lo scopo di vendere il terreno che Ama ha comprato oltre al doppio del valore di mercato.

Tra l’arroganza del presidente Ama, che sostiene l’inesistenza della fascia di rispetto consortile che è il 40% della superficie dei terreni acquistati da AMA e sui quali non è possibile edificare, e l’evidente disagio e imbarazzo del Sindaco di Roma alle domande di Report, restano dati oggettivi e inconfutabili dei quali Gualtieri dovrebbe tenere conto e quantomeno sospendere in autotutela le procedure di realizzazione dell’impianto.

I terreni individuati di Santa Palomba, nel piano industriale dell’amministrazione Raggi venivano dichiarati non idonei da Ama stessa, per vincoli e distanze dalle abitazioni, per poi diventare idonei con l’amministrazione Gualtieri.

Acea invita ogni anno i Sindaci ad emettere l’ordinanza per limitare il consumo di acqua in quelle zone, visto l’abbassamento dei livelli del lago Albano negli ultimi 30 anni di 6,5 metri, per l’inquinamento delle falde e la crisi idrica, e per questo porta acqua potabile ai residenti in cisterne. Chiede anche alla Regione Lazio, per tali ragioni, di istituire un’area di salvaguardia del Campo Pozzi Laurentino che serve gli acquedotti di Pomezia e Ardea. Il paradosso è che Acea, che deve tutelare gli acquiferi, è uno degli attori che vogliono costruire l’inceneritore in una zona dove non è possibile fare emungimenti d’acqua per legge dal 2009. E se la Regione Lazio accogliesse la richiesta di salvaguardia ambientale, l’inceneritore non verrebbe costruito sul sito individuato per la realizzazione.

Ma l’inceneritore per il suo funzionamento ha bisogno di 85.000 metri cubi di acqua l’anno, per questo si prevede di attingere acqua da pozzi, recupero delle acque pluviali, dalla rete idrica e dal recupero dei fumi dell’impianto.

Continuo a chiamarlo inceneritore perché insistere nel definirlo termovalorizzatore è solo una pubblicità ingannevole, perché ciò che produrrà in termini in energia termica non ne giustificano né i costi di realizzazione, né la nocività per le persone e l’ambiente. Infatti, la potenza termica di combustione prevista dal progetto di 250 megawatt, solo 1 megawatt sarà destinato al teleriscaldamento.

In sintesi, il progetto dell’inceneritore di Santa Palomba presenta rilevanti criticità ambientali, normative e gestionali, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sull’effettiva sostenibilità dell’opera.

Roberto Gualtieri dovrebbe prendere atto di tutti questi elementi e tutelare gli interessi dei cittadini e dell’Amministrazione, procedendo subito nell’annullamento in autotutela delle procedure di realizzazione dell’inceneritore, ma sarebbe sufficiente e prioritario che il Presidente della Regione Lazio Rocca istituisse l’area di salvaguardia ambientale per la crisi idrica, come richiesto da Acea e dai Sindaci dei comuni limitrofi ai terreni di Santa Palomba, per impedirne la costruzione, senza attendere i tempi della Magistratura, che comunque arriverà e credo anche pesantemente.

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